La buona scuola nelle parole di una ex bambina alla sua maestra
Grazie maestra, di Deborah Hopkinson e Nancy Carpenter, Pulce Edizioni, 2022.
Questa è la storia di una bambina intelligente e spericolata, e della sua maestra. Una bambina che corre, guarda, esplora e tocca tutto quel che trova. È il racconto di una ex allieva che scrive una lettera alla sua maestra di allora, per confidarle quali sono stati i momenti più preziosi e indimenticabili del suo secondo anno di scuola.
Era irrequieta e vivace, questa bambina e, adesso che è grande , ancora conserva la stessa indole, la stessa urgenza. Quel tipo di persona che niente e nessuno può fermare. Una che dove ha gli occhi, ha le mani! Così dice un proverbio meridionale, per indicare quell’agire d’istinto, appunto, che ci spinge a fare senza riflettere. Che predilige sempre l’azione (sperimentare, osare, verificare, fare esperienza diretta), alla riflessione.
Proprio così è lei. La bambina dall’impermeabile giallo che saltava nelle pozzanghere e finiva nel ruscello, ancora ricorda di come non aveva proprio voglia di andare a scuola. Di come era faticoso resistere ferma tutte quelle ore nel banco. Di come non si sentiva affatto portata per la scrittura e la lettura.
Eppure questa maestra, attraverso il gioco, un gioco che diventa strumento per apprendere, riuscì a creare interesse in tutti, anche in lei, così indomabile. Soprattutto riuscì a trasmettere passioni, conoscenze e rispetto per le regole.
A distanza di tanti anni la bambina, che ora è una giovane donna, scrive questa lettera alla sua maestra. Parole per ricordare e per dire grazie, e per raccontarle, anche, che l’indomani sarà il suo primo giorno di lavoro. Lavorerà in classe, circondata da bambini. È diventata una maestra. E si augura – dice lei – di essere coinvolgente, sensibile e attenta come quella che ha avuto quando era piccola e che non dimenticherà mai.
Il racconto, leggero e scorrevole, in forma di missiva appunto, tocca temi importanti.
Riprende i criteri di base del Metodo Montessori, dove il fare diventa ponte per la comprensione, il modo più efficace per apprendere. E la relazione maestra-allievi, pur nel rispetto dei ruoli, è una relazione alla pari, non gerarchica, mai di potere. È più uno scambio di conoscenze, una condivisione di esperienze. Una “scuola di empatia” sul campo, un continuo allenamento nello spostare il proprio punto di vista per indossare i panni altrui.
Altro punto toccato è l’importanza dell’ambiente di lavoro e dello spazio che abitiamo e come questo incida sul nostro imparare. E, ancora, il valore della natura e l’importanza di essere in relazione con essa e con il nostro corpo. La maestra, di fatto, riesce a coinvolgere gli alunni, anche quelli più “impegnativi”, con un progetto sulla creazione e la cura di un orto. Per finire: il rapporto con gli animali, qui citati solo marginalmente, ma presenti. Ci sono i fratelli topini da accudire, per esempio. E c’è il gatto a cui raccontare le storie, così da avere una lettura più fluida (come viene descritto anche nei libri di Lisa Papp).
Ma il filo rosso di questa narrazione resta la gratitudine. La memoria emotiva, nitida e inossidabile, e la gratitudine. Una specie di riconoscenza per quel che è stato, che determina in buona parte quel che siamo oggi e quel che saremo.
Il racconto di relazioni così tenaci e resistenti nel tempo, in ambito scolastico, ci sembra il modo migliore per augurare un buon rientro a scuola a tutti.
Grazie maestra fa parte delle collezioni della nostra Biblioteca dei Ragazzi ed è disponibile al prestito, insieme ad altri titoli sulla buona scuola.