Papièlcut

Le opere in carta ritagliata di Carmine Luino

La vita ritagliata

Ci sono storie da raccontare senza parole.
Ci sono vulcani, mari, case, figli, che riconosciamo da una linea, e basta.
Sottrarre, per aggiungere forza.
Limare per arrivare al nocciolo delle cose, e apprezzarne il senso, il valore.
Papièlcut questo fa.
Prende i nostri sogni, i nostri luoghi, i desideri e i tic, la vita nostra, e ce la restituisce pulita, senza più niente da scartare.
Quel che arriva, negli occhi e dentro, è un contorno che possediamo anche al buio. Dettagli che vivono. Sagome stagliate dal resto che, per star al mondo, non hanno bisogno di altro.

roberta pilar jarussi [Napoli – Stromboli, 19 giugno 2024, ore 2:15]

Macchina da scrivere e caffettiera, iettatori e santi, pesci degli abissi e sirene dolenti, sono i fogli di carta ritagliata di Carmine Luino che prendono vita.

Servono le parole, per raccontare le storie. Sono sono molte, sono moltissime, sono tutte diverse. Ne basterebbero poche, ma viene sempre voglia di aggiungerne altre, di inventarne persino. Sembra sempre che servano, queste parole in più. Servono a spiegare meglio, a svelare misteri, a condividere con gli altri pezzi di vita.

Oppure ci sono le immagini. Sono ricche o semplici. Complesse, difficili, cariche di dettagli o stilizzate. Realistiche o astratte, didascaliche o evocative. Suggestive e belle ma anche brutte, deboli, scialbe.

Le opere di carta ritagliata di Carmine Luino sono racconti, ma entrano dagli occhi. Nascono dalle storie, dal mito, dalla strada, dalla gente, ma non hanno bisogno di parole. Hanno bisogno di molto poco, verrebbe da dire, ma sarebbe una considerazione superficiale.

Nelle opere di Luino c’è la cura per il dettaglio e la capacità di sottrarre, il desiderio di spiegare una ad una anche cose piccole, e c’è, insieme, la capacità di tacere, perché quel arriva nel silenzio già basta.

Questa mescolanza un po’ folle di elementi contraddittori tra loro, vagamente incompatibili anche, produce immagine nitide, asciutte, riconoscibili a ogni latitudine e a tutte le età. Composizioni complesse che stanno dentro poche linee. Forme minimali eppure cariche di dettagli; ne avvertiamo la presenza, anche quando non li vediamo.

La tecnica

La tecnica del creare opere in carta ritagliata, il papercut, letteralmente “taglio della carta”, si mescola qui ai colori di Napoli, alla sua storia, le sue tradizioni, che sono poi le storie dei sud di ogni parte del mondo, quindi di tutti, perché siamo sempre a sud di qualcun altro.

È per via di questa contaminazione coi luoghi, con gli umori e con la gente di Napoli, e proprio grazie ad essa, che l’inglesismo papercut diventa qui papièlcut. Il suono è lo stesso, ma cambia l’identità: “papièllo” (un po’ spagnolo, un po’ francese) in napoletano significa “foglio”, ed è la parola che gergalmente, al sud, viene adoperata per indicare la pagina scritta, la lettera lunga, il foglio pieno fitto fitto di parole, e per estensione anche un discorso esagerato.

Sottrarre

Sottrarre è un’arte e servono competenze per praticarla. Bisogna sapere cosa togliere, e come. Per arrivare a tale pulizia, bisogna possederla, la forma. Per reinventarla, bisogna aver il coraggio di rinunciare alla sua tridimensionalità, al suo peso e al suo volume, al posto che occupa nel mondo. Alla sua funzione di “cosa” utile, vera, viva o inanimata.

Bisogna essere disposti ad azzerare del tutto il passato per ritrovarlo poi dopo, come una traccia di memoria che non scompare mai del tutto. E torna in frazioni di millimetro, nel foglio sovrapposto a un altro foglio, nello spessore che il taglio stesso della carta crea.

Per mettere insieme i colori in modo audace ma sempre naturale, senza eccedere, senza ferire mai l’occhio, bisogna avere una conoscenza approfondita degli equilibri cromatici. Dei contrasti tra colori puri, sapere come questi valorizzano e potenziano la forma e la composizione tutta.

Raccontare

Per raccontare di sirene e di pesci, di vita e di morte, di iettatori e di santi, di scaccia guai e di amuleti, con la stessa intensa sacralità, bisogna far amicizia con l’anima che è in noi e in tutte le cose, bisogna ri/conoscerla, rispettarla. Che sia laica o sacra, non importa. Quel che conta è sentirla vicina, tra noi.

Per commuovere, come commuove il profilo di una sirena, o il cuore infranto che ha le branchie perché possa respirare anche negli abissi, bisogna far amicizia coi sentimenti. E bisogna trattar il tempo senza rimpianti, per celebrare un passato scintillante, che è di tutti, anche di quelli che allora non erano neanche nati.

Per dissacrare e ridere, per ragionare su quel che è stato e guardare al futuro, bisogna avercele dentro, queste cose. L’ironia, l’insolenza, il rispetto, la conoscenza.

Per creare, comporre, tenere insieme i pezzi, per zoomare su un particolare sino a stagliarlo dal resto; per isolarlo dalla vita vera, come succede solo nei sogni, senza perdere l’equilibrio e la bellezza dell’insieme, bisogna avere lo sguardo aperto e una percezione dello spazio che assomiglia a quella che hanno i registri o i fotografi di scena quando scelgono l’inquadratura, la luce, i primi piani e i piani lunghi.

Per raccontare le storie, infine, per toccare il cuore, gli occhi e anche la testa, con leggerezza e struggimento insieme, per arrivare alla gente, che è quel che più ci riguarda, bisogna averle conosciute, le persone. Averle viste da vicino, averle vissute, ascoltate, averci lavorato insieme.

La semplicità di cui noi godiamo ora è il frutto di un sistema complesso di cose, di equilibrismi ed attenzione, bastoncini esili dello shanghai sottratti al mucchio, un pezzo per volta, senza farne crollare mai neanche uno. 

Noi non conosciamo quel che c’è, dietro questa sintesi, e va bene così. Ci basti sapere che senza un bagaglio di contenuti e strumenti così ricco, il risultato non sarebbe stato lo stesso.

Carmine Luino

Si occupa, da oltre 20 anni, di fotografia, illustrazione, animazione e videomaking e lavora con enti e agenzie nazionali e internazionali.
È cofondatore della casa editrice bolognese Caracò e del portale educativvu.it, progettato per la promozione di approcci educativi basati su discipline artistiche e performative: teatro, cinema, musica.
È cofondatore del collettivo NEST, Napoli Est Teatro, per il quale cura visual, fotografia e videomaking.
In campo teatrale e cinematografico ha lavorato con importanti registi e autori quali Mario Martone, Edoardo De Angelis, Adriano Pantaleo, Giuseppe Miale di Mauro, Francesco Di Leva, Alessandro Gallo.
Cura il visual di importanti istituzioni culturali (La Corte Ospitale di Rubiera, Nest di Napoli, Teatro delle briciole di Parma) e di aziende di rilievo internazionale.
È cofondatore del progetto MACRO, un network di professionisti della comunicazione in campo medico e scientifico.
Dal 2008 è membro senior dell’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TauVisual.
Come formatore, su temi che toccano la creatività e la produzione multimediale, ha all’attivo collaborazioni con vari istituti scolastici, istituzioni e università. Il suo lavoro di formatore ha un focus specifico sulle tecniche non tradizionali basate su approcci visivi, multimediali e non convenzionali.

La mostra

La mostra Papiélcut – opere in carta ritagliata di Carmine Luino, è visitabile al Tennis Club Foggia (via del Mare – Km 4,5) dall’11 luglio al 30 settembre, dalle ore 18 alle 22, domeniche escluse.

Nella nostra Biblioteca dei Ragazzi, sono disponibili al prestito lei libri con le illustrazioni di Carmine Luino.

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Pugliese. Quel che più ama: i figli, il blu mare, i colori primari e, a partire da quelli, tutti gli altri, la pagina scritta, la parola che cura, i bambini, danzare, e la sua Stromboli.

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