Fuori i poeti, la parola ai versi

Da tre anni, ottobre è il mese della poesia a Foggia.

Tante emozioni anche per questa edizione di Fuori i Poeti, la rassegna organizzata dalla Biblioteca “la Magna Capitana” di Foggia, dalla Fondazione dei Monti Uniti e dalla libreria Ubik, con il poeta foggiano Antonio Bux.

Laura Pugno, Sonia Gentili, Silvia Bre e Stefano Dal Bianco, fresco vincitore del Premio Strega Poesia, hanno conquistato il pubblico.

Il meglio della poesia contemporanea per un progetto che non si esaurisce nei giorni della manifestazione, ma dura tutto l’anno, con il gruppo di lettura poetico “Per certi versi…” della Biblioteca e con molti eventi off.

Ma cominciamo con ordine.

Ad aprire la rassegna, il 4 ottobre nella Sala Rosa del Vento della Fondazione dei Monti Uniti, è stata Laura Pugno, scrittrice di romanzi e saggi, poetessa, autrice di sceneggiature e testi teatrali, curatrice di collane, traduttrice, membro del comitato scientifico del Premio Strega Poesia, che a Foggia ha presentato la sua ultima raccolta poetica, I nomi, edita da La Nave di Teseo, 2023.

“Lo studio della tecnica e le esperienze della vita non sono in contrapposizione”, ha detto la poetessa rispondendo alla domanda di un aspirante poeta presente in sala. “Vita e poesia non sono separate: occorre frequentare i versi, ma anche circondarsi di persone che credono nella poesia. Consiglio, inoltre – ha concluso Laura Pugno – di scrivere in un modo proprio, riconoscibile. La capacità tecnica è senz’altro aumentata nel corso degli anni. Si ha più consapevolezza, ma bisogna evitare le villette a schiera”.

Quasi un’anteprima per la seconda ospite, Sonia Gentili, storica della letteratura e poetessa, docente dell’Università “La Sapienza” di Roma, che ha presentato Un giorno di guerra, appena uscito per i tipi di Aragno.

“Non c’è contraddizione tra l’esattezza dei fatti e la poesia, che è uno strumento formidabile per raggiungere la verità della realtà”, ha sottolineato la poetessa, parlando del suo libro che affronta anche accadimenti storici come l’attentato di via Rasella. “La poesia ha una responsabilità di tipo etico: si tratta di un libro realistico, in cui le parole sono ossificate. Questa esattezza, però, in alcun modo è in contrapposizione con la poesia. Le gerarchie si ricreano nello spazio poetico. Si sospende l’ordine convenzionale. La poesia va liberata dal tecnicismo. Il primo contatto con la poesia è quello della indecifrabilità. La poesia deve cercare di azzerare la distanza tra la parola e gli oggetti, cioè l’esistenza”, ha concluso.

Sulla sonorità ha insistito anche Silvia Bre, l’autrice bergamasca, finalista lo scorso anno del Premio Strega Poesia, che ha presentato al pubblico di Fuori i Poeti la sua ultima silloge, Le campane, Einaudi 2022.

“Nella poesia tutto deve essere creato, persino gli ostacoli, perché la poesia è una forma di vita. La poesia nasce come presa di posizione di fronte alla morte. È un grido che si trasforma in una invocazione, se non in una preghiera. La poesia salva la lingua perché la costringe a fare un salto, a rinnovarsi. La sonorità canta dentro di noi. La ritmica porta via la mente, perché nei versi non si procede per logica, ma si accoglie una cognizione più corporea. La forza della poesia è trasformativa: trasforma anche chi la scrive, perché è lo strumento più prezioso per dialogare con l’animo umano” ha concluso Silvia Bre, che a Foggia ha presentato anche la traduzione e la curatela di una raccolta di 350 poesie di Emily Dickinson, Einaudi 2023, e la traduzione delle poesie di Robert Frost, Fuoco e ghiaccio, Adelphi 2022, a cura di Ottavio Fatica.

Entusiasmo e attesa anche per la chiusura della rassegna con Stefano Dal Bianco, che il 9 ottobre ha vinto il Premio Strega Poesia, con la raccolta Paradiso, Garzanti 2024. La silloge, presentata a Foggia, restituisce quello che un uomo e il suo cane scorgono e interpretano andando in giro ogni giorno, per molte stagioni, durante il periodo pandemico, tra le colline senesi vicino ad un piccolissimo borgo di appena trenta anime.

“Ho sempre cercato di accorciare la distanza tra il momento in cui vivi e il momento in cui scrivi, per evitare i falsi ricordi. È sempre stata una mia ossessione, questa. Così, ho provato a realizzare delle poesie in presa diretta, registrando al cellulare dei versi nel momento in cui mi nascevano spontaneamente quando ero immerso nella natura. In questa sospensione temporale, fra una dettatura e l’altra, emergono tre voci: quella dell’uomo (la mia), quella di Tito (il cane) e quella del paesaggio. Il titolo avrebbe anche potuto essere: Nella mente di un cane, perché l’amico a quattro zampe è davvero un tramite tra l’uomo e la natura. Ho sempre cercato la naturalezza del parlare, una naturalità nella mediatezza”, precisa Dal Bianco, che è un raffinato metricista, studioso di Petrarca e di Ariosto. “Ci sono poesie in cui la presa diretta è evidente, perché succedono cose e vengono registrate. Esiste una temporalità della tradizione e una temporalità della natura”.

Le conversazioni con i poeti sono state condotte da Antonio Bux insieme ai poeti Serena Manuseto, Giammarco Di Biase, Mara Venuto e alla bibliotecaria Mara Mundi.

Tutti i libri presentati alla rassegna Fuori i Poeti, disponibili al prestito, sono esposti al Museo di Storia Naturale di Foggia, in viale Giuseppe Di Vittorio, 31, nello scaffale poetico, insieme ad altre opere degli ospiti di questa edizione.

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Viaggiatrice di poltrona con i libri, in camper senza. Perdo sempre gli occhiali, raramente la pazienza.

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