Il Diritto di avere una Famiglia
Al fanciullo si devono dare i mezzi necessari al suo normale sviluppo, sia materiale che spirituale
Il 20 novembre ricorre la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia, perché proprio in quella data, nel 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. La Convenzione, per la prima volta nella storia, riconosceva ai bambini di ogni parte del mondo – indipendentemente dall’estrazione sociale, culturale, etnica o religiosa, gli stessi diritti: alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione e alla partecipazione. Fu un evento epocale che, tra l’altro, cambiò il significato della parola famiglia e le priorità all’interno di essa. Prima di allora i bambini venivano considerati quasi individui di serie B, con esigenze di minor peso rispetto a quelle degli adulti e senza voce in capitolo.
Il Diritto di avere una Famiglia è uno dei principali Diritti dei Bambini e delle Bambine.
La Famiglia che nutre e ripara
Famiglia è il luogo, metaforico e letterale, dal quale partire e al quale tornare. Perché questo sia possibile è importante che ce ne sia una.
Ultimamente, più che mai, si dibatte sui concetti di famiglia allargata o monogenitoriale, di adozione anche ai single, di famiglie con genitori dello stesso sesso. Nella discussione si rischia spesso di perdere di vista il centro unico e solo della questione: ovvero il bambino. Il figlio, la figlia, le loro priorità.
Quel che è certo è che senza una famiglia, comunque questa sia, il bambino non si nutre, non evolve, non cresce bene. Proprio come non crescerebbe senza cibo e acqua.
[…] famiglia è una comunità dove i sentimenti di appartenenza, di rispetto, di responsabilità ed empatia, non vengono mai meno. Certamente le cose sono spesso contraddittorie e molto più complicate di così, ma qui è importante sottolineare gli aspetti sani dell’essere famiglia, e parte di una famiglia.
Se prescindiamo dai vincoli e dai legami di sangue e sottraiamo ogni definizione al termine “famiglia” (tradizionale, allargata, monogenitoriale, arcobaleno…), quel che resta è un luogo dove circola il bene. Dove è possibile offrire e prendere amore, dove l’accudimento e la cura sono (così dovrebbe essere) alla base delle interrelazioni, dove c’è chi sprona, chi ascolta, chi chiede, chi porta anche il fardello degli altri, chi spartisce il cuore in parti uguali, e chi – come in un miracolo e senza togliere niente a nessuno – lo consegna intero a l’uno e agli altri.
Tratto dal blog post Famiglia come luogo d’amore
In occasione della Settimana dei Diritti, riproponiamo una nostra riflessione dedicata al valore e all’importanza della famiglia, e a tutte le sfumature e ai significati che, nei piccoli, questa definizione assume.