Il Piccolo Babbo Natale

La bellezza di essere unici

C’era una volta, nel profondo Nord, un villaggio dei Babbi Natale. E in questo villaggio, lontano lontano, pieno di neve quando da noi è ancora estate, abitava, tanto tempo, fa un Piccolo Babbo Natale.

Questo è il racconto magico di un Papà Natale molto piccolo e molto volenteroso. Un Babbo Natale guardato con diffidenza, perché diverso, piccolino, non di età ma per dimensioni. Lui fatica più degli altri, i suoi pacchetti sono sempre i primi ad essere pronti, poi è bravissimo a preparare dolci. Ma ogni anno, proprio a causa della sua piccolezza, gli altri Babbi Natale lo escludono e non vogliono che sia lui a consegnare i regali.

No, tu non puoi venire, diceva il Grande Babbo Natale, che era il capo del villaggio. Sei troppo piccolo. I bambini si rotolerebbero dalle risate, esclamò un Babbo Natale giovane e insolente. Se solo lo vedessero!, rise un altro. Su quel ridicolo slittino!, lo prese in giro un altro ancora. Erano proprio insensibili, e poco ci mancava che il Grande Babbo Natale li lasciasse tutti a casa.

Da Il piccolo Babbo Natale

L’unicità è una ricchezza o un limite?

Anche i Babbi Natale dunque, che immaginiamo così empatici e buoni, alle volte discriminano? Anche a loro, può succedere, di escludere o allontanare chi non è proprio “uguale” alla maggioranza?

Quando i Babbi Natale lasciano il villaggio per andar a consegnare i doni in ogni parte del mondo, il Piccolo Babbo Natale resta solo. Si chiude nella sua stanza, è molto triste, non vuole vedere nessuno.

Lui non si sente diverso dagli altri e, se ne ha consapevolezza, non gli importa. Non patisce perché è piccolino. Lui soffre perché non gli permettono di portare i regali ai bambini, e in questo modo lo fanno sentire inadeguato e inutile.

La percezione di una differenza è negli occhi di chi guarda, in chi abbiamo di fronte a farci da specchio. Una differenza ci viene restituita come un limite – e non come unicità o ricchezza – se questo “specchio” che riflette la nostra immagine è ferito, è deforme.

Il Piccolo Babbo Natale, però, pur senza il supporto che vorrebbe dai suoi compagni, continua con rigore e generosità a fare il massimo. Non smette di comportarsi bene, non smette di essere altruista, non smette di aver fiducia pure in chi non sembra voglia dargliene…

Questa favola insegna che un luogo comune può essere smantellato e un pregiudizio può venire meno. Che il tempo paga, e anche le più radicate convinzioni possono cadere fino a stravolgere l’ordine delle cose. Insegna che fermarsi all’apparenza non è mai cosa buona. E che certe qualità rare sono da ricercarsi in chi si differenzia dal gruppo; spesso le troviamo proprio in chi agisce fuori dal coro e lavora silenziosamente e in autonomia.

Il piccolo babbo Natale. Le storie più belle, di Anu Stohner e Henrike Wilson, Emme Edizioni, 2019.

Il volume raccoglie tre storie: Il piccolo Babbo Natale; Il grande viaggio del Piccolo Babbo Natale; Il Piccolo Babbo Natale Diventa Grande. Le illustrazioni di Henrike Wilson, vivaci e a piena pagina, spiccano sul testo valorizzandolo. La copertina intagliata, d’argento e rosso, così lucida che il bambino potrebbe specchiarsi, impreziosisce questa edizione “natalizia”.

Fiduciosi che queste riflessioni non siano relegate alla sola “morale” di una bella favola ma trovino posto anche nella vera vita, tra persone e azioni in ogni giorno dell’anno, auguriamo a grandi e piccoli un sincero e sereno Natale.

Il Piccolo Babbo Natale, insieme a Le più belle avventure del Piccolo Babbo Natale, delle stesse autrici, fa parte di una selezione di titoli dedicati al Natale ed è ammesso al prestito.

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Pugliese. Quel che più ama: i figli, il blu mare, i colori primari e, a partire da quelli, tutti gli altri, la pagina scritta, la parola che cura, i bambini, danzare, e la sua Stromboli.

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