Costume, di Joëlle Jolivet, L’ippocampo, 2023
Un libro enciclopedico di grande formato, pieno di illustrazioni realizzate in linoleografia e a tempera. La sua prima edizione risale al 2007. Successivamente viene riveduto e ampliato, sino ad arrivare alla versione italiana attuale, a cura de L’ippocampo. A tutti gli effetti, un volume unico ed originale di Storia del costume. Lo proponiamo, qui, nella settimana del Carnevale, ma il Carnevale è solo un pretesto.
La forza espressiva e la bellezza di questo volume è tutta nelle illustrazioni dettagliate di Joëlle Jolivet. Si tratta di un albo curatissimo nei particolari, ricco di colori e intagli, che ripercorre la storia del costume fedelmente, dalle sue origini ad oggi, senza tralasciare nessun paese nel mondo. Un libro corporeo, tridimensionale, che ha in sé qualcosa di scenografico. L’autrice sembra accompagnare il lettore dietro le quinte di un grande palcoscenico e svelare i segreti dei costumi delle “rappresentazioni” più suggestive della vita vera. Le feste rituali, le cerimonie tradizionali, ma anche i mestieri quotidiani, le uniformi, gli sport… e poi gli accessori, gli ornamenti, e ancora gli abiti con funzioni precise, per esempio riscaldare, riparare dalla pioggia o dal vento, proteggere dal caldo.

Quasi nudi
Si incomincia dalla nudità. Com’era vivere senza abiti addosso? Quale il rapporto con lo spazio intorno e con il proprio corpo?, quale l’immagine visiva, sociale ed estetica dell’individuo privato dal filtro più necessario: l’abito. Vestiti che coprono, celano, confondono le forme, ma utili anche a dare una identità. (L’abito fa, o non fa, il monaco?)
Ed ecco allora alcuni esempi di corpi quasi nudi, “vestiti” e ornati solo da pochi accessori simbolici, talvolta funzionali. Corpi tutti diversi per caratteristiche, forma, provenienza ed epoche, qui affiancati l’uno a l’altro perché accomunati, appunto, dalla nudità.
Troviamo un Guerriero colombiano del XVI secolo vicino a una Pin Up statunitense degli anni ’50; un Guerriero Mursi (Etiopia) del XX secolo tutto variopinto insieme a una Musicista egizia del XIV a. C.
Nelle diversità del colore della pelle, delle acconciature, delle decorazioni e dei tatuaggi sul corpo, nei pochi accessori, drappi, gioielli che indossano, quello che spicca è l’essenza. La forza espressiva e la verità che trasmettono queste figure nude o quasi nude, è immediata e potente.
Donne in pantaloni e Uomini in gonna

Il libro prosegue con una carrellata di esempi che attingono alle tradizioni di tutto il mondo. Vengono raffigurati costumi di ogni tipo e di ogni paese, antichissimi o più recenti, abiti europei e di angoli del mondo lontani e poco noti. Cosa scopriamo? Che al di là di ogni stereotipo di genere o di idea di trasgressione, è cosa comune trovare uomini con la gonna (Congo, Isole Figi, Scozia, Indonesia, Tahiti…) e donne in pantaloni (Giappone, Tunisia, Albania, India, Cina…)
Principesse e Samurai
Altre sezioni del libro sono dedicate agli abiti delle Principesse di varie epoche, stili e provenienze geografiche. L’abito minimale della Principessa bizantina del V secolo o quello della Principessa egizia del 1550 a.C, ci appaiono tanto diversi, ad esempio, dai costumi sfarzosi di una Nobildonna romana del XVII secolo o di un’Elegante signora francese della fine del XIX secolo. Molto colorati e impreziositi da accessori e gioielli, poi, gli abiti etnici della Nobildonna indiana del XIX secolo o della Principessa Toucouleur (Africa occidentale) degli inizi del XX secolo.
Come le Principesse, anche i Samurai hanno abiti stratificati e complessi, dai copricapo, alle calzature, arco e sciabola inclusi.
Sia per la Principessa che per il Samurai, possiamo assistere ai vari passaggi della vestizione attraverso “finestrelle” che si aprono a bandiera e svelano quello che c’è, rispettivamente, sotto la gonna inamidata o sotto l’armatura.
Mestieri e Sport, Spettacoli e Armature
Viene data attenzione a tipologie specifiche di abiti. Per esempio agli abiti da lavoro indossati nei vari paesi, in vari momenti storici. Dal Pastore bretone degli inizi del XX secolo, al Pompiere newyorkese dei giorni nostri, dallo Spazzacamino degli inizi del XX secolo, al Pescatore di sardine in Bretagna nel XIX secolo. E molti altri. Questi costumi hanno un forte impatto visivo e immediatamente connotano quell’azione, quel fare, quel mestiere, e il paese di provenienza.
Lo stessa ricostruzione storica viene fatta per gli abiti usati negli sport di tutto il mondo. Da quelli contemporanei (il Calcio, lo Sci, il Rugby) a quelli tradizionali (Kendo o Sumo, entrambi del Giappone), a quelli non più praticati (Lotta, 1900…).
Viene poi approfondita l’arte teatrale con i suoi abiti di scena appariscenti e sempre diversi (la Danzatrice del Carnevale di Rio; il tradizionale Arlecchino della Commedia dell’Arte; il Danzatore di Kathakali dell’India, la Ballerina di Can-Can…)
Anche le armature vengono qui disegnate nei dettagli e proposte al lettore come una festa, a tinte vivaci e piene. L’Arciere assiro e quello azteco; il Guerriero siberiano e poi quello del Borneo; il Gladiatore romano del I secolo a.C., il Corazziere di Napoleone, il Soldato di Sparta, e ancora altri… Stanno tutti insieme, uno di fianco all’altro, in una composizione a doppia pagina, come in una immensa festa di Carnevale pacifica e multietnica.
Calzature e Cappelli
Molto divertenti le illustrazioni di scarpe e copricapo in ogni stile, con diverse funzioni e utilità. Sandaletti con la punta all’insù, scarpe bombate da Clown e sneakers da basket. E ancora, zatteroni col plateau anni ’70, zoccoli di legno olandesi, infradito da mare che adoperiamo tutti, stivali alti dell’estremo oriente russo e le iconiche scarpette da danza classica coi laccetti di raso…


Quanto ai cappelli, troviamo un fresco Panama ecuadoriano, il Cilindro inglese della fine del ‘700, il tradizionale cappello senegalese a “capannuccia”, il Sombrero messicano che ripara dal sole durante la siesta. L’inconfondibile Fez turco, il berretto peruviano coi para orecchi, e quello da Baseball…
A vedere quanti tipi e in quante forme e colori ne esistono, scopriamo di conoscere davvero poco in quanto a storia del costume e della moda di ogni paese .
Sposi di tutto il mondo

Ancora una nota su queste due pagine fitte di abiti da Sposi. L’uomo e la donna, vestiti a festa, in occasione della cerimonia tra le più significative nell’arco di una vita, indossano abiti che esprimono subito un’appartenenza geografica. Particolarmente belli sono gli abiti tradizionali degli sposi nigeriani, indiani, ungheresi, vietnamiti, e dei Masai del Kenya o della Tanzania.

Questi appena descritti sono alcuni dei capitoli di questo grande libro che racconta la storia del costume dalle origini, e ne descrive le caratteristiche da molti punti di vista. Che siano essi di uso comune o eccezionali, da lavoro o della festa. Che si tratti di armature, di abiti da cerimonia o di abiti rituali.
Tridimensionalità

A tratti le pagine diventano corporee e tridimensionali. Sollevando i numerosi flap e grazie a un gioco di intagli e sovrapposizioni individuiamo la sagoma (il corpo) che è alla base, e riusciamo a comprendere come è fatto un abito tradizionale. Per esempio l’abito da Sposa coreano. O scopriamo di quanti strati, pelli e pellicce, è composto un abito del Inuit del rame. E ancora, com’è spettacolare e scenografico il costume indossato in Vietnam dai danzatori acrobati della Danza del Leone (due danzatori sorreggono un solo travestimento), durante la Festa del Tet (La festa di Capodanno).

Alla fine del libro troviamo delle schede esplicative molto chiare e attendibili su ogni argomento trattato, a cura di Caroline Laffon nota divulgatrice storico-scientifica.

In Biblioteca
Costumi, di Joëlle Jolivet, rientra in una selezione di libri sul Carnevale a cura della Biblioteca dei Ragazzi. Per la preziosità e unicità delle sue pagine, il volume è consultabile in sede.