“A te che cadi, ma non resti lì” è la dedica di Matteo Bussola nel suo libro Il rosmarino non capisce l’inverno, Einaudi 2022.
Diciotto racconti che hanno per protagoniste donne alle prese con scelte, segreti, abbandoni, ritrovamenti, conflitti.
“Per fare bene devi sbagliare” si legge nel racconto dedicato a Perla, impiegata di un patronato che mal gestisce la promozione a direttrice.
È proprio questo il filo che lega un racconto all’altro: sono tutte storie di resistenza, in cui l’errore commesso o la delusione subita non travolgono ogni cosa, ma lasciano un ramoscello pronto a rinvigorire la primavera successiva.
Esattamente come fa il rosmarino, che non patisce il freddo dei mesi invernali, ema rifiorisce in primavera, anche se le cicatrici della gelata restano.
Se è vero che il libri si scelgono anche dalla copertina, in questo caso è verissimo: l’illustrazione è dello stesso Bussola, valorizzata dal progetto grafico del designer Riccardo Falcinelli.
Ci sono tutte le sfumature del dolore e dell’amore in questo libro al femminile, che sorprende per la varietà di voci e di sensibilità, una prova non facile per l’autore, un uomo, classe 1971, che è riuscito a dare tridimensionalità a molti dei personaggi narrati.
I racconti hanno confini permeabili, con i personaggi che passano da una storia all’altra, in modo così naturale.
La vita viene restituita in tutta la sua complessità, fatta di intrecci, di sovrapposizioni e di incontri.
A volte sono solo dettagli a fare capolino in una storia, altre volte invece le vicende si mescolano, fino all’epilogo.
La parte finale è priva di titolo, forse proprio perché è la summa di tutte le altre storie, in cui le tessere del puzzle trovano il loro posto e un vasetto di rosmarino ricompare su una tomba.
“Ridere è sempre un buon punto di partenza” è scritto in un altro racconto, quello che vede protagonista Aurora, la donna che non vuole diventare madre, ma poi un dubbio se lo fa venire.
Ci sono vicende al limite del sopportabile, intimità familiari e apparenti contraddizioni che feriscono anche il lettore, perché il meccanismo di immedesimazione scatta di frequente .
A volte la solitudine delle protagoniste si può toccare, come accade con Vera, quando dopo una vita di rinunce va al canile a farsi scegliere da un amico a quattro zampe. La paura di fallire anche in quell’accudimento, però, la spingerà a dormire nel bagagliaio della sua auto.
Le radici della mia rabbia di ragazza erano talmente profonde da impedire alla me adulta di estirparle?
Questo succede ad Emma: non accetta che la madre sia andata via di casa per un altro amore, e non riesce a perdonarla neppure quando la salute di chi l’ha messa al mondo è attaccata ad un filo.
Poi, in qualche modo, come a volte succede solo nelle storie di carta, tutto si ricompone, oltre il fischio dell’ultimo rigore.
O forse no, forse quello che succede nei libri può qualche volta aprirci gli occhi anche sulle nostre scelte quotidiane, quelle che riteniamo inamovibili.
E possiamo anche soltanto sederci e cominciare a scrivere, come fa una delle protagoniste di questi racconti di amore, di morte e di vita.
Il libro, che fa parte delle collezioni della Sala Narrativa, è disponibile al prestito cartaceo e al prestito digitale.
È l’ultimo libro dell’anno del Gruppo di Lettura della Biblioteca “Viaggi tra le righe”.
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