Ci sono la figlia e la foglia, il ramo e la mano, ma anche tanto altro sentire nel nuovo libro di poesie di Vivian Lamarque, L’amore da vecchia, Mondadori, collana “Lo Specchio”, in libreria dall’8 novembre 2022.
Non è la nostalgia di chi ha tanto vissuto, quella che emerge dai nuovi versi.
Evidente, invece, la consapevolezza di chi con l’età ha imparato ad abbracciare tutte le forme dell’esistenza in uno sguardo solo.
Il filo rosso della copertina sembra tenere insieme il mondo animale, quello vegetale, gli affetti di un “intatto tempo del prima”, i treni con gli scompartimenti, i cinematografi di una volta, quando si poteva entrare a film iniziato e aspettare poi l’esatto fotogramma che ricuciva la storia.
È il presente il vero protagonista in questa raccolta poetica, che sa nominare il dolore di tutti con voce bambina, tratto distintivo dell’opera intera di Lamarque. E questo appare sin dal suo esordio nel 1981 con Teresino, Premio Viareggio Opera Prima, di cui Vittorio Sereni sottolineò l’intelligenza del cuore e Giovanni Raboni la misteriosa semplicità.
Forse le ultime poesie, chissà, sarebbero piaciute anche a Jung, lo psicoanalista che Lamarque ha “frequentato molto”, avendo seguito trent’anni di analisi con il dottor B.M., junghiano, appunto, a cui ha dedicato ben tre raccolte di poesie: Il Signore d’oro (1986), Poesie dando del lei (1989) e Il signore degli spaventati (1992). In questa trilogia, al centro, il tema del transfert.
Sono gli stessi ingredienti – intelligenza e semplicità, presenti in questo ultimo libro – che Lamarque dosa bene anche nel suo lavoro di scrittrice per bambini e per ragazzi, con all’attivo una quarantina di titoli e riconoscimenti prestigiosi, come il Premio Rodari e l’Andersen, e nella lunga collaborazione con il Corriere della Sera.
I pedagogisti lo chiamano pensiero divergente: è la capacità di andare oltre l’ovvietà, di far dialogare gli opposti, di aggiungere creatività e sottrarre dogmi.
La signora della poesia sa tradurre tutto questo in immagini che rimettono al centro la speranza, che fanno sorridere e piangere un attimo dopo, perché nei suoi versi ci sono tutti i colori della vita, ma più di tutto ci sono i mattini, perché si può e si deve ripartire sempre.
“Teneteli a cuore i mattini metteteli in banca” è uno dei suoi consigli da vecchia, disseminati qua e là in questo libro generoso, che a volte suona come una preghiera laica.
Perché solo un pensiero pieno della grazia che arriva con gli anni sa che per sconfiggere la solitudine “basta far ciao con la mano“.
Tutto è possibile quando l’esperienza ci riporta allo sguardo magico dell’infanzia, che sa cogliere l’essenziale e ritiene possibile parlare agli alberi, agli animali, ai poeti andati e a quelli che ancora verranno.
Sono tutti i temi cari a Vivian Lamarque, in questo libro, scritto da una poetessa matura che dice di avere 80 anni, anche se ne ha ancora 76, per vedere l’effetto che fa. Ha saputo fare poesia dei suoi dolori, una voce unica. Nasce a Tesero, Vivian, in provincia di Trento, da famiglia valdese. Ha soltanto nove mesi quando viene accattolizzata, come dicono gli stessi valdesi. Perde il padre adottivo a soli quattro anni, così come aveva già “perso” il padre naturale, avvolto nella nebbia. Milano sarà per sempre la sua città, tanto da ispirarle un intero libro di poesie in dialetto, La gentilèssa, Brunello 2009.
Bastano pochissimi versi e tutta la storia ritorna in Gara a 4 anni:
Vinceva sempre lei: sfido!/Alla loro età/aveva già perso/una mamma e due papà.
La sua produzione poetica risente molto della biografia, anche se da subito diventa universale: tutti possono riconoscersi e immedesimarsi.
Basta leggere, ad esempio, Madre d’inverno, pubblicato nel 2016, sempre per Mondadori nella collana “Lo specchio”. Il dolore per la perdita della madre di cuore diventa il dolore di tutti, perché il materno appartiene a ciascuno di noi.
Il tratto autobiografico è presente anche in quest’ultimo libro, ma già in epigrafe, citando Orazio, la poetessa chiarisce che questa è la favola che narra di tutti noi, con altro nome: “Mutato nomine, de te fabula narratur”.
Ed è stato proprio come se ci avesse chiamato per nome, uno ad uno, nella pienissima Sala Narrativa della Biblioteca la Magna Capitana di Foggia, venerdì 28 ottobre 2022, alla presentazione in anteprima nazionale assoluta di questo libro, che è un piccolo gioiello.
La presentazione è avvenuta nell’ambito della rassegna Fuori i poeti, alla sua prima edizione, organizzata in collaborazione con la libreria Ubik di Foggia, con la direzione artistica del poeta foggiano Antonio Bux e il sostegno di Avamposto – Rivista di poesia diretta dal poeta Giuseppe Todisco.
Di questo libro godetevi tutto, ogni verso, ma anche i ringraziamenti finali, che aggiungono tanto alla genesi dei versi e alla gentilezza d’animo di questa poetessa.
Scoprirete, tra l’altro, che Vivian sa fare poesia vivendo a pieno il mondo, non osservandolo da lontano in contemplazione.
Scoprirete che ama i rumori, che preferisce la matita, che per lei “immaginare/è quasi uguale all’uguale“; ma anche che pulisce i giardini di Milano con la pinza telescopica.
Sono una poetina di coccio/normale, su un carretto di poeti/di ferro, che male.
Bisogna essere davvero grandi per restare così umili.
L’amore da vecchia, con dedica dell’autrice, è disponibile al prestito in Biblioteca.
In Biblioteca trovate anche Il Signore d’oro, Poesie 1972-2002, Madre d’inverno.
Diversi gli e-book disponibili per il prestito digitale.
In Biblioteca dei ragazzi, infine, troverete una ricca selezione di testi per bambini scritti o tradotti da Vivian Lamarque.
Clicca qui per leggere l’articolo di Bonculture.
Clicca qui per vedere l’intervista realizzata dalla redazione de Il Sottosopra, giornale scolastico dell’Istituto Blaise Pascal di Foggia.