Le mani di papà

una storia che rassicura e incoraggia

Le mani di papà, di Émile Jadoul, Babalibri, 2013.

Le mani di papà, premio nazionale Nati per Leggere 2014 – V edizione, è un libro dedicato ai più piccoli e a quello squarcio buono nel cuore che ogni bambino che arriva crea per sempre in chi li ha desiderati e attesi. Quando un figlio nasce tutto il mondo intorno cambia. Non nasce solo il bambino, nascono una madre e un padre nuovi, anche i fratellini intorno, se ve ne sono, cambiano. Mutano lo spazio che accoglie la famiglia, le relazioni, la percezione del tempo e dei luoghi che abbiamo sempre abitato. Niente tornerà più come prima, si dice sempre così.

Questo cambiamento lo si coglie nelle cose piccole, nelle abitudini che si modificano e prendono la forma del bambino nuovo, nei gesti che si fanno accorti per lui, nei corpi che accolgono e contengono, nelle mani che sostengono il figlio dal primo istante di vita e lo aiutano a crescere.

Sono le mani grandi del padre, le protagoniste di questa storia. Mani che supportano, conducono, insegnano, rassicurano, fino al momento in cui il piccolo non sarà in grado di proseguire da solo, di fare un passo senza aver più bisogno della mano di papà. Un bravo genitore sa quando è il momento di lasciare che il piccolo esplori lo spazio da solo.

E un racconto poetico per sole immagini, le illustrazioni minimali e delicate sono di Émile Jadoul. Il libro ha pagine cartonate abbastanza grandi dagli angoli smussati in modo che possa essere sfogliato e letto dal bambino, prima ancora che abbia imparato a decifrare i segni. E ha pochissime parole così che, se è un adulto a raccontare, possa ogni volta inventarne di nuove, sempre diverse e dedicate al piccolo suo.

Il libro fa parte delle collezioni della nostra Biblioteca dei Ragazzi ed è tra le proposte di lettura dedicate alla Festa del papà.

Il padre che oggi viene invocato non può più essere il padre che ha l’ultima parola sulla vita e sulla morte, sul senso del bene e del male, ma solo un padre radicalmente umanizzato, vulnerabile, incapace di dire qual è il senso ultimo della vita ma capace di mostrare, attraverso la testimonianza della propria vita, che la vita può avere un senso.    

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Pugliese. Quel che più ama: i figli, il blu mare, i colori primari e, a partire da quelli, tutti gli altri, la pagina scritta, la parola che cura, i bambini, danzare, e la sua Stromboli.

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