Natale è la festa più amata e attesa, non solo dai bambini. Una festa che rimanda all’intimità della casa, alla famiglia, al raccoglimento. Natale, però, è anche un giorno estraniante, il momento dell’anno in cui più forte si avverte la mancanza, il vuoto, il desiderio – dunque l’impotenza – di stare vicini a chi non c’è.
Questo libro non ha stelline e paillettes, natività e festoni dorati, ma un uomo scuro di pelle su fondo rosso fuoco, in copertina, e al suo interno Babbi Natale di ogni etnia e ogni colore. Le illustrazioni a tutta pagine sono nitide e a tinte forti, come i sentimenti che smuovono. Sanno di Africa e di solidarietà, di sud del mondo e di calore, anche quando c’è la neve. Non è un racconto propriamente “natalizio”, non nel senso comune del termine; è però un libro sul Natale nella sua accezione più profonda: ri-nascere, dare speranza, accudire, tenere insieme.
Moussa, il protagonista di questa storia, è un uomo anziano immigrato dall’Africa in una città della Francia dove vive insieme ai suoi figli e ai suoi tanti nipoti di età diverse. Stanno tutti insieme nella stessa casa, una comunità grande e variopinta e molto unita, alle prese con i problemi dell’inserimento in un paese straniero. Moussa lavora, insieme a Slava, su grandi camion della spazzatura e ogni notte setaccia le strade e svuota i cassonetti per tenere pulita la città.
Moussa è sempre attento a tutto quel che trova, oggetti talvolta in buono stato che gli altri hanno buttato via. Lui li raccoglie e li ripara con cura nella sua cantina. Moussa è creativo e assai abile con le mani e così, giorno dopo giorno, restituisce una nuova vita a tante di queste cose recuperate.
È la vigilia di Natale. I più piccoli della famiglia cominciano a temere che Babbo Natale non passerà più. Perché loro sono neri, e Babbo Natale, si sa, è bianco e non solo per via della sua lunga barba.
Allora nonno Moussa organizza per loro un’insolita gita notturna in città, magari incontreranno questo Babbo Natale e scopriranno finalmente di che colore ha la pelle. Sarà bianco? Sarà nero? L’ipotesi che sia scuro scuro come la notte, proprio per questo invisibile nel buio, è credibile… Chi lo sa! l’importante è che al rientro dalla passeggiata, i bambini trovino una sorpresa: tanti doni originali, riciclati e assemblati, fatti a mani per ognuno di loro, che di certo così speciali nessun altro avrà ricevuto.
Quel che conta è che i bambini, ma anche gli adulti ne avrebbero bisogno, non smettano di credere in un Babbo Natale buono che non conosce discriminazioni.
Natale bianco Natale nero, di di Béatrice Fontanel e Tom Schamp (Jaca Book, 2009), ha meritato nel 2010, il Premio Andersen nella categoria “Miglior albo dai 6 ai 9 anni”.