Ci vuole coraggio a scrivere di sé, della propria esperienza, a mettere in fila i pensieri indicibili, che pure affiorano quando il dolore trabocca: Patrizia Impagnatiello rifiuta ogni autocensura nel suo libro-testimonianza Partorire la differenza. Storia di una nascita e di una rinascita, Edizioni del Rosone 2021.
Racconta senza filtri la voragine che l’ha inghiottita quando le attese della gravidanza sono crollate di fronte alla disabilità del figlio.
Trisomi 21 libera e omogenea […] In un attimo quel crollo del mondo lo sento schiacciarmi il corpo, vomitarmi addosso di tutto, ricoprirmi tutta di macerie. Mi avevi appena murata viva.
Il senso di inadeguatezza iniziale, la paura, le incomprensioni con il marito, le notti sveglie, le visite mediche, le prime terapie, gli insuccessi, le speranze deluse, la forza intermittente di mantenersi vivi e di coltivare i propri progetti: l’autrice scrive la sua esperienza, ma nel farlo tende la mano al lettore.
È una testimonianza che fa sentire meno solo il caregiver, perché sa dare voce ai timori, persino alle pretese, di chi avverte il peso di una responsabilità difficile da portare: essere il punto di riferimento unico di una persona che ha bisogno di cure costanti.
Il libro inaugura la collana Narrazioni di Pedagogie attive, e non avrebbe potuto essere diversamente, perché che cos’altro è la pedagogia se non il processo continuo di de-costruzione e ricostruzione di sé, delle proprie abilità relazionali, cognitive e socio-affettive, che permettono di rifondarsi continuamente nella relazione con l’altro?
Ed è proprio una storia di rinascita quella che vive Patrizia, che torna al mondo, partorita dal figlio che ha partorito, perché attraverso questo nuovo evento della vita impara ad ascoltarsi e anche a perdonarsi, a cedere all’imperfezione, proprio lei che in ogni occasione amava dare il meglio e salire sul podio.
Non è l’artisticità letteraria il punto di forza di questo libro, ma la sincerità che lo attraversa, perché dà parola alle fragilità che ci riguardano tutti e che tutti vorremmo fossero accolte, accettate, accarezzate
Non meno importanti, infine, sono le riflessioni esistenziali che la scrittrice, laureata in filosofia, offre nel suo racconto, così come degna di nota è l’appendice finale di Dimitris Argiropoulos, Direttore della collana, che approfondisce il tema della cura e delle narrazioni, da Focault a Bauman.
Le pagine che fra tutteabbiamo preferito hanno a che fare con la rinascita, quando qualcosa inizia nuovamente a far girare il mondo, perché il dolore conosce sempre la tregua:
E avevo voglia di ricominciare, tanta voglia di tornare in vita, di ritornare a vivere, di riesumare i miei desideri più fervidi. Quel primo compleanno di Vincenzo fu il cominciamento di qualcosa di nuovo.