Le mani che amiamo

Siamo madri e padri insieme

Si dice che la donna diventi madre prima ancora di partorire. Si dice che sia in grado di desiderare il figlio, così tanto da immaginarne le sembianze e intuirne il carattere ben prima di generarlo.

Probabilmente è esattamente così, che vanno le cose. Dipenderà, in parte, da condizionamenti culturali e sociali; succederà, forse, per predisposizione, complici anche gli ormoni e l’ossitocina che rinsalda l’attaccamento, o per una specie di attitudine alla cura e al maternage che, fuori da ogni luogo comune sulle disparità di genere, pare sia caratteristica frequente del femminile (non delle “femmine”).

Il padre, invece, dicono arrivi un momento dopo, a riconoscersi genitore, paterno e anche materno, accudente, affettuoso, operoso, fantasioso e concreto.

Eppure la genitorialità non ha regole scritte, non ci sono binari diritti da seguire e recinti entro i quali stare. Non ci sono giudici ad ammonirci quando qualcosa salta e, se va tutto bene, non si vince niente. Siamo genitori in un miliardo di modi, facciamo il meglio che si può e, comunque, sbagliamo. Siamo madri e padri, insieme intendo. Siamo tutt’e due le cose, allo stesso tempo, nello stesso corpo, nello stesso cuore. Siamo genitori e genitrici di un’idea, siamo madri e padri di una comunità, dei nostri allievi, dei nostri fratelli, dei nostri nipoti. Dei nostri genitori anziani, e dei figli degli altri. Essere femmine o maschi, femminili o mascoline, gentili o distanti, giovanissimi o adulti, non sposterà molto il nostro sentire.

Le mani della madre

Se Le mani della madre, come spiega Massimo Recalcati con parole precise ed efficaci, sono puntello e carezza nelle prime esperienze che il bambino vive, sono il gancio che tiene in sicurezza il figlio perché non si perda nel mondo, e sono radici che lo ancorano a questa terra, le mani del padre sono la bussola che indica la direzione. Sono il filo che lega il piccolo alla vita vera ma senza incatenarlo. Sono un filo elastico che porta ai giochi, alle scoperte, al fare con gli altri. Che spinge ad andare lontano. Sono stabilità e guida. Sono la regola, nella più nobile delle sue accezioni.

Il materno ci insegna a conoscere, e riconoscere, i sentimenti. Il paterno ci insegna a contenerli, a gestirli.

Il materno ci porta vicini alla fragilità e alla forza, perché con le zone d’ombra e con la luce si possa far amicizia e star in pace. Il paterno ci insegna il rispetto delle regole, di noi stessi e degli altri, e a star al mondo con rigore.

E non importa che siano femmine o maschi, coloro che incarnano di volta in volta il ruolo di madre e padre, poiché i concetti di maternità e paternità abitano in noi, e ognuno di noi è in grado di sviluppare entrambe le attitudini. Quel che conta è che il figlio sperimenti nella relazione con il/i genitore/i approcci diversi, modalità differenti attraverso le quali crescere.

Le mani del padre

Le mani di papà sostengono la madre dal ventre pieno e attendono la nascita. Sono mani capaci di accompagnare, supportare, consolare, coccolare. Sono le stesse mani che, quando il bambino metterà i primi passi da solo, sapranno farsi da parte.

Nel percorso genitoriale è forse questo il passaggio più delicato e prezioso, quel momento in cui si scopre di non essere più figure indispensabili.

Ogni genitore consapevole si impegna affinché il proprio figlio sia autonomo, e lavora da subito in questa direzione.  Un figlio autonomo è un bambino felice, e sarà un adulto capace. Un genitore – il più imperfetto dei genitori – che riesce in questa impresa, è un bravo genitore.

Il libro

Le mani di papà, di Emile Jadoul (Babalibri, 2013) ha pagine cartonate e spesse, illustrazioni assai comunicative, e pochissime parole. Ci racconta, con la sola forza delle immagini, quanto bello può essere per un padre essere testimone di ogni nuova conquista del figlio, e che stupore, poi, che miracolo, che soddisfazione si avrà nel vederlo andare avanti da solo.

Il libro Le mani di papà è nella bibliografia dedicata all’ultimo dei nostri laboratori per l’estate 2024 “Aperto per ferie- 2° edizione”.

Il Laboratorio

Il laboratorio dal titolo “A fior di pelle” prende spunto dal libro omonimo di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari, (premio Nati per Leggere 2019), edito da Lapis Edizioni.

Si rivolge ai bambini piccoli e ai loro genitori ed è un invito a giocare, a nominare e ad esplorare le singole parti del corpo dei propri figli e ad interagire con loro in un modo nuovo. L’esperienza di Shantala, per esempio – il massaggio tradizionale che prende il nome dalla donna che lo praticava a suo figlio – ci insegna quanta importanza venga data in certe culture (qui siamo in India) alla manipolazione, al contatto e alla cura del corpo del neonato.

Arrivare al corpo partendo dalle pagine, è un modo, inoltre, per avvicinare i più piccoli alla lettura e per imparare a condividere quest’azione con le persone più care della famiglia. La lettura ad alta voce, in così tenera età, rafforza la relazione tra l’adulto e il bambino e facilita il processo di conoscenza reciproca.

I libri adoperati durante il laboratorio e gli altri titoli qui citati, sono disponibili al prestito, per riempire la propria cesta dei libri e continuare a raccontare le storie anche a casa.

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Pugliese. Quel che più ama: i figli, il blu mare, i colori primari e, a partire da quelli, tutti gli altri, la pagina scritta, la parola che cura, i bambini, danzare, e la sua Stromboli.

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