Il grembo paterno di Chiara Gamberale, Feltrinelli 2021, racconta la storia di una rinascita, che invita il lettore a mettere insieme le tessere del proprio puzzle, mentre la protagonista tenta di ricostruire la sua biografia.
Quanto è difficile trovare l’equilibrio fra i tanti sé che siamo stati, fra le parti salde e quelle zoppe del nostro io, fra l’idea che abbiamo di noi e i dolori e gli errori del nostro passato?
È un libro che smuove, certo, ma che insegna anche a perdonare e a perdonarsi, perché siamo tutti in bilico sui fili tesi delle nostre trame familiari, che a volte ci consegnano all’eterna adolescenza. Oppure ad un’Adelescenza infinita, per dirla con il nome della protagonista e del suo programma televisivo. Un gioco linguistico scelto dall’autrice per disegnare proprio i contorni di una gabbia, in parte autocostruita e in parte dovuta agli eventi, che impedisce ad Adele di considerarsi adulta, una volta per tutte.
Nel rispetto delle scelte della scrittrice, che proprio in Biblioteca ha presentato il suo ultimo libro, senza svelare molto della trama, anche noi non ci soffermeremo sulle vicende narrate.
Proveremo, invece, a raccontarvi come i dettagli, in questo romanzo, diventino protagonisti. È una storia che sa mettere in luce le sfumature, proprio quelle destinate di solito a restare nell’ombra. Sa nominare le spine che si conficcano nel cuore durante la crescita e continuano a pungere, per anni e anni, fino a quando non lo capisci che forse si erano infilate lì con la furia del padre, persino col pennellino di uno smalto della madre, che nulla può contro la micosi, ma neppure contro la rassegnazione. Ed è questa che brucia: tutti girano a vuoto, in una famiglia che non sa parlarsi e non sa lasciarsi andare. Si rassegna e va, si rassegna e muore.
Che ci sia una consapevolezza anche psicologica della voce narrante è chiaro fin dalle prime pagine: Winnicott e “la madre sufficientemente buona” fanno capolino quasi subito nella trama, citati lì, quasi per caso, anche se il caso non abita questo romanzo, in cui tutto s’incastra, si rincorre e non sempre si risolve.
C’è la vita che rimbalza di generazione in generazione, con esiti imprevedibili, in un effetto domino che poi è difficile ricostruire: il padre che ci ha partorito – perché siamo nati nella sua mente nel tempo dell’attesa – è poi quello che ci autorizzerà a vivere o a non vivere, inchiodandoci alle sue aspettative? Il dolore del padre bambino non arriva anche al figlio? Ma non è forse inevitabile questo continuo condizionamento reciproco?
Quello che ci guarisce è quello che ci ammala.
E in fondo che cos’è.
È la vita.
Sono gli altri.
Il passato lo riscrive il futuro, molto spesso accade così. Succede anche alla protagonista, e forse persino al lettore, che insieme a lei impara a nascere e a rinascere dal grembo paterno, dal grembo materno, da tutti i grembi del mondo.
Il grembo paterno di Chiara Gamberale, autografato dall’autrice per i lettori della Biblioteca, è disponibile per il prestito.
Disponibile per il prestito gitale anche la versione e-book.
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