Melodie e incanto della Musica dell’Amore
I drammi d’amore hanno da sempre consegnato una inesauribile linfa vitale all’ispirazione dei compositori di tutti i tempi, attraverso l’evocazione di sonorità dolci, intime e coinvolgenti, ma anche tempestose e possenti.
Riproponiamo a febbraio, nel mese degli innamorati, una selezione di opere di compositori che tanto hanno amato e sofferto, ma soprattutto permesso all’umanità, di provare attraverso i loro contributi poetici e musicali, sentimenti puri e passioni travolgenti.
Gustav Mahler
L’Adagietto dalla Sinfonia No. 5 ad esempio, fu composto da Gustav Mahler nell’estate del 1902 nella sua casa di vacanza a Maiernigg, nella quale si stava riprendendo da una grave emorragia. L’ opera è una vera e propria dichiarazione d’amore dedicata ad Alma Schindler, che Mahler avrebbe presto sposato, una lettera d’amore musicale con un testo appassionato che recita così:
In questo modo ti amo, mio raggio di sole, Non posso dirlo a parole. Solo il mio desiderio, il mio amore e la mia beatitudine posso con angoscia dichiarare. Mi ami per la mia bellezza? Non amarmi Ama il sole per i suoi capelli d’oro! M’ ami per la mia giovinezza? Non amarmi Ama la primavera che è giovane ogni anno. M’ami per la mia ricchezza? Non amarmi ama la sirena che possiede perle splendide! Tu mi ami per amore? E si, amami! Amami sempre come io ti amerò sempre!
Johannes Brahms
L’immenso amore di Johannes Brahms per Clara Schumann poi, si ascolta tutto nell’Intermezzo Op. 118 No. 2. La donna infatti, non inspirò solo Robert ma anche Brahms, creando il più famoso triangolo amoroso della musica classica. Brahms fu una presenza forte per la famiglia Schumann, soprattutto durante gli ultimi anni di vita di Robert Schumann e non solo. Le sue lettere esprimono i profondi sentimenti che il musicista provava per Clara e recitavano così:
Mia amata Clara, vorrei poterti scrivere con la stessa tenerezza con cui ti amo e dirti tutte le cose belle che ti auguro. Tu mi sei infinitamente cara, più cara di quanto io possa dire. Vorrei passare tutto il giorno a chiamarti con nomi accattivanti e a farti i complimenti senza mai essere soddisfatto. Il secondo pezzo Op.118 poi, esprimeva la tenerezza, la devozione e l’affetto che Brahms nutriva per Clara.
Franz Liszt
Di Franz Liszt, si racconta che era solito trascorrere al piano le sue serate con gli amici. Ci sono brani che descrivono in modo universale le emozioni e Sogno d’ amore n. 3 di Franz Liszt, è capace di narrare l’amore in maniera travolgente. Sogno d’amore è un brano che comincia con un canto lieve e ben sostenuto da arpeggi graziosi, una melodia che dopo un breve svolgimento si innalza a tonalità lontane, dove sulle ali dello slancio del sentimento, la passione trova la pienezza di espressione e lo sguardo dell’amato, (dell’amata), coinvolgendosi nella luce dell’amore che pulsa e che dà vita.
Tchaikosky
Il Walzer sentimentale di Tchaikosky invece, è un brano di grande suggestione che richiama lo stile del balletto, in cui le sonorità che vivono nel profondo dell’anima e del desiderio, cantano attraverso le corde vibranti di un violino, dichiarando quanto manca lo sguardo, il sorriso e il calore dell’amato (amata), l’orchestra consola l’incertezza e la solitudine del violino che tende a rimembrare momenti del passato e invita al ballo e al movimento, infatti dopo varie riprese la danza termina con una nota che come un tenero bacio raggiunge armonie risonanti di eterea bellezza.
Elgar
Per concludere la carrellata, Salut d’amor di Elgar è una dichiarazione d’amore per pianoforte e violino. A 29 anni Elgar conobbe Caroline ovvero Alice Roberts, e grazie alle sue lezioni di musica si innamorarono e si sposarono dopo 3 anni di fidanzamento contro il volere della famiglia di lei, e come pegno d’amore le offrì una composizione per pianoforte e violino dal titolo “Salut d’amor”. Una dichiarazione pura semplice e gentile, in grado di rappresentare il candore del primo Amore e lo stupore di un sentimento in cui l’attimo si fonde con l’Eterno, i cui sentimenti si proiettano all’eterno.
A cura di Marco Maria Lacasella