Riflessioni sul razzismo
a decenni di distanza dalle deportazioni naziste
Com’è successo che qualcuno potesse credere che su questa terra, esistessero individui superiori ad altri? Che vi fossero cioè persone “pure” e altre assimilabili alle “bestie” – concetto, questo delle bestie, che oggi farebbe rabbrividire i più.
Quand’è stato che lo scarto tra questi due grandi insiemi, i “puri” e le “bestie”, divenisse talmente grande da giustificare qualsiasi cosa? Il fatto per esempio che quest’ultime, le bestie appunto, venissero strappate via dalle proprie case, scuole, luoghi di lavoro, dalla propria vita quotidiana, senza scrupoli. Che fossero poi tenute, le bestie sempre, tutte insieme, sporche e strette come polli da batteria. Imprigionate, umiliate, torturate, meglio ancora uccise, così da essere definitivamente eliminate.
Com’è stato?
Com’è potuto succedere che in tanti, politici, militari, uomini di potere, abbiano sposato la tesi della epurazione della razza?
Questa follia si sarebbe allargata a macchia d’olio e avrebbe coinvolto tanti, magari persone comuni senza alcun peso sociale, ma anche educatori, insegnanti, padri di famiglia che per convinzione, emulazione, o forse per timore, o per una patologica forma di rispetto reverenziale, avrebbero fatto dell’odio verso gli ebrei una cosa propria. Ma non un odio normale, un livore così grande da giustificare quanto di più estremo, illegale, immorale sarebbe accaduto in quel decennio della morte, a cavallo tra gli anni trenta e quaranta.
Il passato
Non serve celebrare ogni anno la Giornata delle Memoria, se il nostro corpo, la nostra anima e tutti i nostri sensi rimangono ancorati là, ai fatti andati, di cui per sempre, certo, dovremo vergognarci in quanto siamo parte di quella che si chiamerebbe “umanità”. Se non fosse che nulla di quanto accadde ha a che fare con il termine umano.
Non è abbastanza studiare la storia, spiegare ai bambini e ai ragazzi quale male indescrivibile devastò intere famiglie e comunità, gonfiò la furia assassina di tanti e sconquassò la coscienza di tutti gli altri.
È doveroso, ma è poco. È troppo poco studiare una pagina che per altro credo più o meno tutti conoscano, ritagliandola dal resto. Se questa consapevolezza del passato non ci porta a riflettere su quanto accade ora, non ha senso… se non c’inchioda al presente, crudele e feroce almeno quanto quel che è stato, è inutile parlare di vergogna. Se non ci fa vedere, per esempio, le ragioni di chi è costretto a lasciar il proprio paese per motivi simili a quelli che spingevano gli ebrei a fuggire e cercare un rifugio sicuro, non è utile.
Ancora, se non rabbrividiamo difronte alle centinaia di episodi razzisti che nella nostra evoluta e democratica Europa, ancora si verificano, possiamo smettere di pronunciare la parola Shoah. In quanto alla memoria, possiamo anche perderla.
Il presente
Perché mai dei siriani, o degli egiziani o dei libanesi minorenni dovrebbero trovarsi da soli, di notte, su un barcone perso in mezzo al mare? Un barcone che forse approderà, più probabilmente no.
Crediamo, ancora, proprio come i nostri avi nazisti, di essere madri e padri migliori, che mai abbandonerebbero un figlioletto alla furia del mare?
L’odio è contagioso. Per calmarlo, per attenuarlo, bisogna riprendere il dialogo.
Questo scrive Tahar Ben Jelloun, ne Il razzismo spiegato a mia figlia.
Il razzismo continua ad essere, a decenni di distanza dalle deportazioni naziste, una piaga aperta e marcia. Che è affamata di rabbia e rabbia produce, che s’ingozza d’ignoranza e ingrassa, e che porta morte.
Per contrastarlo è necessario conoscere, sapere. Osservare, ascoltare, guardare fuori da noi. Indagare la storia, certamente, ma soprattutto conoscere quel che succede ora, perché del passato purtroppo non possiamo modificare niente; del futuro invece sì. E interrogarsi sul perché di quanto accade, andar a fondo alle cose senza fermarsi ai pregiudizi, ai luoghi comuni.
Soprattutto, avremmo il dovere di interrogarci sul perché l’altro, il diverso, il povero, il disgraziato, sporco, malato e senza nome che sia, ci fa così paura. Una paura tale da smuovere in alcuni, al di là di ogni ideologia politica, reazioni senza controllo decisamente assimilabili al razzismo.
Nella nostra Biblioteca dei Ragazzi è possibile trovare una selezione di libri dedicata alla Shoah ed è giusto perché è dalla storia che si parte. Troviamo inoltre libri come Il razzismo spiegato a mia figlia (Bompiani, riedizione integrata del 2005 che include Il montare dell’odio). Un libro delicato e preciso, nel quale un grande scrittore spiega a una bambina di dieci anni, sua figlia, che cosa è il razzismo. Come nasce, di cosa si alimenta, perché si diffonde.
Adatto agli adolescenti, è un utile strumento per gli adulti, perché anche se fingiamo di non accorgercene e alle volte potrebbe quasi sembrarci normale, agiamo e/o subiamo piccole forme di razzismo e intolleranza di continuo.
Siamo tutti a rischio, nessuno escluso, ed è importante vigilare, come adulti, genitori, educatori, intellettuali, insegnanti, perché si possano dare buoni esempi ai più giovani.
I nostri ragazzi, i nostri figli, i nostri allievi, i nostri più giovani lettori di ogni biblioteca del mondo, ingordi come spugne, assorbiranno quel che di buono – o di sbagliato – a loro offriremo.