Una, nessuna, centomila facce

Tante maschere per tante emozioni

Il signor senzatesta, di Ghislaine Herbéra, la Margherita Edizioni, 2010.

Quante volte ci capita in una giornata, di aver voglia di svitare dal corpo la nostra testa per indossarne una migliore, o peggiore, chissà? Una che sia più idonea alla situazione, al contesto, alle persone che incontreremo, e al nostro umore…

Quante volte, al risveglio, ci sembra proprio di non aver la “faccia” giusta per affrontare la giornata? Per giocare, per studiare, per partire, per star insieme agli altri, per far innamorare chi amiamo…

Se siamo adulti, proviamo a sistemare un po’ le cose. Magari un filo di matita e un poco di rossetto ci renderanno, ai nostri occhi e agli occhi degli altri, più sicuri, più felici e spensierati, o magari più seri, più credibili, assai concentrati o parecchio distanti.

Possiamo cambiare taglio di capelli, indossare un cappellino stravagante e inventare ogni giorno un’acconciatura diversa. Possiamo mettere degli occhiali neri giganti, senz’altro alla moda; ci terranno anche al riparo dagli sguardi invadenti, copriranno le nostre occhiaie, la stanchezza, la timidezza, lo sguardo ridente o gli occhi liquidi di pianto. Potremo curare la nostra barba, le basette, le sopracciglia, e fumare un bel sigaro tranciato di fresco, così per darci un tono. Potremo adoperare cuffie super tecnologiche, ascoltare qualcosa che per nulla al mondo vorremmo perderci; ci proteggeranno, almeno un poco, pure dalle domande ingombranti…

Facciamo tutti quotidianamente lo slalom tra le emozioni, l’umore che danza, gli stati d’animo che alle volte ci cascano addosso senza preavviso e ci colgono impreparati.

E se siamo piccoli, come si fa?

Se non capiamo la differenza sottile che esiste tra dolore e nostalgia, tra stanchezza e tristezza, tra lacrime buone e pianto inconsolabile, come facciamo? Se non possediamo filtro, non conosciamo l’alfabeto della bugia, non concepiamo di fingere, bluffare, tradire così il nostro stesso sentire, che succede?

Ecco che il gioco ci viene in aiuto e ci permette, per un po’, di essere altro da quel che siamo. Le maschere ci strappano via – a fin di bene – dalla nostra tana, frantumano il nostro guscio e ci regalano infinite possibilità e volti nuovi.  

Possiamo diventare  quella o quell’altra cosa; essere quella o quell’altra persona, entrambe così dissimili da noi. Possiamo mettere il broncio, arrossire, sfoderare un sorriso buonissimo o una smorfia mostruosa; diventare spavaldi e strampalati, fragili o coraggiosi, timidi o estroversi, cupi o scintillanti, senza mai smettere di essere, profondamente, noi stessi. 

Il signor senzatesta è un tipo così, uno che per far colpo sulla sua fidanzata sino a farle perdere la testa, appunto, sceglie già dal risveglio, tra mille, la testa giusta da indossare. Dev’essere una testa che lo faccia star bene e lo faccia sentir leggero, senza paura.

Tanto basta, perché se lui è felice, la sua fidanzata sorride. E quando lei sorride, il suo cuore è in festa.

Questo è un libro tutto di illustrazioni con poche, pochissime parole. Aggettivi, definizioni, mezze frasi, ma delicate, discrete. Le immagini sono prese in prestito e ispirate alle maschere tradizionali originali di vari popoli, culture ed etnie distanti e diverse da noi.

Grazie a tutte queste facce, a queste teste così varie, possiamo giocare a diventare allegri e tristi, seri e birbanti; provare a tacere o a festeggiare, ad arrabbiarci e subito dopo a farcela passare senza spaventarci troppo dell’umore che cambia o delle emozioni che non conosciamo.

In fondo il carnevale, da sempre, a questo serve. Ad essere per un giorno, o per qualche ora, quello che non siamo mai. E magari a cambiare, da quel momento in poi, prospettiva e modo di porsi di fronte alle solite cose che conosciamo a memoria.

Il signor senzatesta, per le sue peculiarità, si presta ad esser messo in scena.

È inoltre ottimo spunto per attività laboratoriali  – anche secondo il Metodo Munari, che tanto ha lavorato sulle espressioni come specchio delle emozioni – che invitino a guardare da vicino gli stati d’animo, a riflettere sulla diversità e la molteplicità delle culture, e sull’arricchimento che ne traiamo.

Per queste ed altre ragioni Il signor senzatesta, di Ghislaine Herbéra (la Margherita Edizioni) è vincitore dell’edizione 2011 del Bologna Ragazzi Award.

Le maschere sono una testimonianza antichissima che si è via via trasformata per opera di popoli che hanno creato varie e nuove prospettive culturali. Qui Ghislaine Herbéra le ritrova, le ridefinisce, le ricompone, le ristruttura, fino a creare il più bizzarro e sapiente “museo dell’uomo”, in una prospettiva ampia fino a lambire le più diverse citazioni e il più ampio apparato di motivi. Così la rielaborazione del volto diventa un grande monito e si trasforma in una struggente lezione.

L’artista intende dire che solo la diversità può davvero alludere all’uomo e intende far capire che lo Storia è anche un grande Teatro che contiene un grande Circo. Espressioni, paure, sorrisi, timori, invidie, titubanze vengono a far parte di questa piccola e immensa ribalta: tutto è umano, tutto merita di essere bene osservato, non ci sono divieti, non ci sono censure. E l’infinita varietà allude a un processo sempre in atto: qui non lo si dice, ma la Maschera ha un Volto dietro di sé.

Motivazioni del premio “Opera Prima”, Fiera dal libro per Ragazzi 2011.

Nella nostra Biblioteca dei Ragazzi, oltre a questo, troverete una ricca selezione di titoli dedicati al Carnevale.

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Pugliese. Quel che più ama: i figli, il blu mare, i colori primari e - a partire da quelli - tutti gli altri, la pagina scritta, la parola che cura, i bambini, danzare, la sua Stromboli.

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