Tettagna!
Senza alcun dubbio un titolo che attira l’attenzione e incuriosisce. Decisamente evocativo, non tradisce il lettore nelle aspettative. È il nome di una collina che sorge a pochi chilometri da Napoli… o meglio, è lì che Patrizia De Luca, scrittrice campana al suo romanzo di esordio, ha immaginato che potesse collocarsi.
Non troppo distante dal Vesuvio, in una terra che trasuda magia e malia da ogni suo granello.
La forma, manco a dirlo, ricorda un seno femminile tondo e pieno, che incanta tutti gli uomini che hanno la fortuna di trovarsela davanti.
Ai suoi piedi si stende Tettiano, un paese a prevalenza femminile.
Le Tettianesi hanno la fortuna di poter sfoggiare un decolleté invidiabile che non teme il passare degli anni e la forza di gravità: croce e delizia del genere maschile ha il potere di attrarre ogni uomo in modo quasi fulmineo.
Tuttavia la sua vista li condanna ad un incantesimo senza rimedio. Se malauguratamente dovessero “cadere dal cuore” della donna che ha deliziato i loro occhi mostrando un seno tanto perfetto sopraggiungerebbe inesorabilmente la “morte pazza”: una macabra danza che trasforma il mal capitato in una marionetta disarticolata e che si conclude con un arresto cardiaco.
“Veglia Tettagna sulla mia voglia, che ogni uomo altro non sogna!”
È questo il segreto che le madri Tettianesi tramandano alla loro unica figlia femmina al comparire del menarca: l’essere nate ai piedi di Tettagna, se da una parte conferisce loro un potere seduttivo che molte donne invidierebbero, dall’altra le inchioda a maggiori responsabilità e limita la loro possibilità di ripensamenti in campo affettivo.
È per questo motivo che molte sono costrette a ricorrere a pozioni preparate con le erbe spontanee che nascono dalla terra di questa collina magica per sopportare tradimenti e violenze domestiche e non rendersi colpevoli di una sorta di uxoricidio.
La voce narrante del romanzo è Assunta, una tettianese che ci sorprende confidandoci sin dalla prima pagina che sta per essere sepolta sulla cima di Tettagna.
Assunta è appena deceduta, ma vuole ugualmente raccontarci, partendo dalla sua infanzia, le vicende che hanno causato la sua prematura scomparsa.
Questo espediente narrativo, insieme ad uno stile ironico e spontaneo, inchioda il lettore fino all’ultima pagina del romanzo, trascinandolo in un saliscendi di situazioni che coinvolgono un nutrito gruppo di personaggi meravigliosi, a tratti commoventi, e dispensando spunti di riflessione e insegnamenti che tornano sicuramente utili per evitare le cocenti delusioni amorose tipiche soprattutto dell’età giovanile.
Il romanzo è tra i cinque finalisti della VII edizione del premio-progetto letterario Leggo QuINDI Sono. Le giovani parole.