Ci vediamo in agosto. Il Gruppo di lettura “Viaggi tra le righe” ne parla in cerchio

Ci vediamo in agosto, il libro inedito e postumo di Gabriel García Márquez, è stato il protagonista indiscusso dell’ultimo incontro di Viaggi tra le righe, il gruppo di lettura della Biblioteca “la Magna Capitana” di Foggia.

Ci saremmo dovuti incontrare al Parco Campi Diomedei, ma alle ore 16.00 è venuto giù un grande acquazzone.

Sfidando il maltempo, ombrello alla mano, le lettrici e una sola quota azzurra (Vincenzo Lenti) hanno raggiunto il Museo di Storia Naturale per seguire comunque l’incontro nella Sala Darwin (era il nostro piano B).

In sette anni di attività del gruppo di lettura, nessun libro ha mai suscitato tanto dibattito.

Sembrava una partita di ping-pong, con la parola che a turno rimbalzava da una parte all’altra del cerchio.

Il libro, con la curatela di Cristóbal Pera e la traduzione di Bruno Arpaia, è uscita in contemporanea mondiale lo scorso 6 marzo.

In Italia è stato pubblicato da Mondadori.

Si tratta di una data simbolica, perché il 6 marzo Gabo – così lo chiamavano affettuosamente gli amici – avrebbe compiuto 97 anni.

Scomparso nel 2014, Il Premio Nobel, autore dell’indimenticabile Cent’anni di Solitudine e L’amore ai tempi del colera, aveva espesso il desiderio che l’ultimo manoscritto fosse distrutto alla sua morte.

Problemi di memoria, legati all’avanzare dell’età, avevano reso difficoltosa la stesura di questo romanzo, che aveva richiesto più di una versione..

La trama è piuttosto semplice: una donna, Ana Magdalena Bach, 46 anni, sposata con l’unico uomo della sua vita, madre di due figli, ogni anno, il 16 agosto, raggiunge l’isola caraibica dove è sepolta la mamma.

Lì, sorprendendo anche se stessa, si concede ogni anno all’avventura di una notte.

Un libro in cui la musica risuona forte, i paesaggi esterni sembrano accordarsi ai movimenti interiori dell’animo. Un libro pieno di colori e di riferimenti ad altri testi.

Una storia che ci ha fatto discutere molto.

Qui di seguito le suggestioni di lettura di Vincenza Zefferino, lettrice del gruppo di lettura:

Ci chiediamo: “È stato un tradimento quello perpetrato dai figli di Gabriel Garcia Marquez nel far stampare un suo libro non completato, con grandi lacune rispetto alle sue precedenti creazioni?”
Si tratta di lacune dovute all’impossibilita di perfezionare e dare una linearità a una storia che, si vede bene, era ancora in embrione.
Abbiamo di fronte un canovaccio su cui andava attuata un’opera di rifinimento essenziale.
Lui voleva distruggerlo, ma così non avremmo mai saputo su cosa stava lavorando mentre la mente gli si oscurava.
Lui stava preparando un libro, – solo grazie alla decisione dei figli, possiamo saperlo – su una donna alla ricerca della sua libertà sessuale da ottenere in un paese a forte impronta maschilista.
Ci sono punti oscuri per me specie verso la fine.
[…]
È un velocissimo passaggio che porta ad una precipitazione degli eventi a cui non siamo abituati con Gabo.
In questi anni ci siamo deliziati con le avventure di Fiorentino Ariza dietro alla sua Fermina amata per cinquantatre anni e poi mesi, e giorni e ore.
Siamo vissuti anche noi a Macondo gioiendo e soffrendo con tutti gli abitanti del magico paese, ci ha intenerito quel Colonnello a cui nessuno scrive più.
Ed ora questa donna sola nonostante marito e figli, che si ritrova a ripercorrere lo stesso cammino della madre verso un’isola dove le loro personalità nascoste prendono vita.
Chissà come un Marquez al pieno delle sue facoltà ci avrebbe ricamato un finale da affabulatore magico, sarebbe stato un altro capolavoro sicuramente.
Ma questo non è stato possibile.
D’altro canto il mio pensiero è che i figli non hanno sbagliato a pubblicare il libro.
Il suo ultimo lascito letterario non poteva rimanere nel cassetto.
Pur ridotto, pur frammentario, il suo respiro poetico giunge ancora a noi
come un saluto leggero.
Ciao Gabo.

Il gruppo di lettura “Viaggi tra le righe” tornerà ad incontrarsi venerdì 24 maggio, alle ore 17.00, a Piazza Mercato, nell’ambito della manifestazione “La città che vorrei” dell’Università degli Studi di Foggia.

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Viaggiatrice di poltrona con i libri, in camper senza. Perdo sempre gli occhiali, raramente la pazienza.

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