La vita anteriore

Ci sono romanzi che raccontano vite e romanzi che raccontano destini, cioè storie incredibili che però hanno forza imperscrutabile di necessità, tipo certi classici ottocenteschi spesso nati come feuilleton o romanzi d’appendice pubblicati a puntate sui giornali. Nomi e titoli sono talmente grandi che per decenza è meglio tacere.

Diciamo, invece, a gran voce che La vita anteriore di Mirko Sabatino (originario di Foggia, al suo secondo romanzo) ti inchioda subito alla lettura con un azzardo iniziale che l’autore poi rilancia e svolge con serrati e sempre ben calibrati colpi di scena. Abbandono, ricerca, agnizione. Nel mezzo, amicizia e amore confusi l’uno nell’altro in un vincolo a tre indissolubile ma sempre in via di chiarimento, definizione e trasformazione. Il tutto dentro la cornice di forti legami affettivi di famiglie extralarge a prevalenza femminile in un Sud contemporaneo ma colto in una sorta di incanto aurorale con tanti archetipi (tipo i muretti a secco) sapientemente decontaminati da ogni crosta di folklore e retorica. La vita anteriore racconta  una storia aspra, irta di ostacoli e dolori ma felice per virtù di scrittura che tutto dipana nella sorvegliata passione di un ben organizzato flusso narrativo. La vita anteriore è lettura che rasserena.

Sono giovani, hanno vent’anni, si amano. Lei resta incinta e mentre partorisce accade l’impensabile: lui sparisce. Letteralmente, dalla sala d’attesa dell’ospedale. Nessuno lo trova più, nemmeno la sua famiglia. Il piccolo Ettore Maggio cresce quindi con madre, nonna e tre zie, due in casa e un’altra a Torino, ma soprattutto cresce con nonno Ottavio per il quale è più che un figlio così come il bar pasticceria per il quale Ottavio si è indebitato è per lui molto più di un lavoro.

«Ce lo dimentichiamo. Dimentichiamo che all’inizio della nostra esistenza non siamo per niente noi i protagonisti della nostra vita. No. È chi ci cresce, chi ci sta intorno il protagonista. Noi siamo lì come testimoni. Testimoni delle storie che accadono intorno a noi.»

Intorno a Ettore c’è una piccola folla di affetti, in casa Maggio la giusta armonia. Il piccolo cresce bene. Poi una tragedia cambia tutto. Un incidente automobilistico.

A fare da contraltare a questo maleatroce un’amicizia vera, profonda, che nasce fra i banchi delle elementari e dura una vita. Un’amicizia fra due ragazzi che subito si arricchisce e poi si complica per la «grazia principesca» di Irene, nel corso degli anni tormentato amore dell’uno e dell’altro. Per lei Sabatino ha inventato un colore, il blu Irene: «Era la prima volta che la vedeva da vicino e scoprì che aveva gli occhi blu. Passò in rassegna tutti i blu che conosceva: ma non era il blu del cielo, né quello del mare, né il blu del grembiule che indossava lei e indossavano tutti, né il blu della macchina abbandonata sotto al palazzo davanti al portone di casa… né il blu della cravatta di suo nonno Ottavio che un giorno era scomparsa dalla poltrona e nessuno ne aveva saputo più nulla».

Chi amerà Irene? Troverà Ettore il padre? Riusciranno i tre ragazzi a superare i traumi dell’infanzia e ad esprimere i propri talenti? La vita anteriore è romanzo corale, ha profondità di saga, è «una storia di coincidenze, armonie sotterranee, perdite e svolte improvvise». La vita anteriore ha ritmo intenso e quieto e parole che curano: «La cosa che aveva colpito – e tranquillizzato – Ettore era che la medicina con cui si curava l’anima, gli aveva detto la zia, erano le parole. Le parole.»

Michele Trecca

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